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venerdì 19 novembre 2010

Evento

E' incredibile come una persona possa cambiarmi le note della giornata.
E' incredibile come un cibo che normalmente non mangerei/comprerei, se me lo da una data persona, questo acquisti di significato, tanto da accettarlo e mangiarlo con piacere; stessa cosa succede per un cibo che mi ricorda un evento, bello o brutto che sia: posso ingurgitarlo o sputarlo o mangiarlo con delizia o rifiutarlo. (...è abbastanza contorto?!!?!?!?).
In pratica il cibo per me non è "fonte di approvvigionamento" ma una sorta di miscuglio emozionale; potrei stare giorni senza mangiare o passare intere giornate a fare solo quello, dipende. Stomaco e cervello sono due organi a sè stanti.
Oggi mi è venuta a trovare una persona che non vedevo da molto, molto tempo. Dovrebbe essere mio padre, una persona che in tanti anni, dapprima non è stato presente, salvo che in piccolissime circostanze che però io ricordo come enormi (brevi situazioni felici), e che in seguito non ho apprezzato (proprio a causa della sua mancanza iniziale).
Ora non so come prenderlo...come accettarlo...come vederlo...
Un gelo passa tra un neurone e l'altro circa questo argomento "dolente" (eufemismo).
Dico una bestialità se per me il punto di riferimento maggiore è il mio psichiatra? Colui che, nell'ultimo ricovero, mi ha dato una sorta di frullato alla banana (il mio preferito) dopo due giorni che non mangiavo perchè legata a letto. 
Rifletto.


Questi sono i doni che mi ha portato oggi:



E' un suo lavoro sistemare i giardini, quelli degli altri; non ho mai capito se lo facesse anche per piacere.
 Nelle occasioni in cui ci vediamo, mi porta sempre una pianta. 
Quando queste, purtroppo, muoiono, ci sto male da matti.


Va bè, la Nutella è la Nutella e qui non si discute; il barattolo è gigante, mi basterà per molti molti mesi, anche se negli ultimi tempi, avevo smesso di alimentarmi con la cioccolata: se proprio mi andava qualcosa di dolce, scendevo nella gelateria artigianale sotto casa e mi sparavo una coppa di yogurt e cioccolato nero.

Che dire delle tagliatelle? Lunga storia. Lui preferisce quelle fatte in casa (e anche io) e di solito si mangiavano la domenica con il sugo di carne. Ora ci si ripiega a quelle confezionate...che dire? 


Mi ha anche dato della carne e € 200 che però ho accettato a malincuore perchè sono i suoi sudori di giorni di fatica e di lavoro.
Ancora non comprendo come possa lavorare così tanto (e solo lui) per mandare avanti il resto della famiglia (non me, tranne che in queste piccole circostanze di supporto).
"Non è un problema mio" mi ripeto...e piango...per me, per un padre, per lui, per tutta la situazione anomala alla quale cerco di non pensare, perchè sto con A., perchè è con lui che ho una famiglia, perchè è con lui che sto ritrovando la serenità e la felicità di vivere.
"Non è un problema mio"...ancora...sono grande, adulta e devo pensare a me e ad A., loro non possono più condizionarmi così tanto, devo andare avanti per la mia strada, perchè è quella giusta, fidarmi delle persone che fino ad ora mi sono state vicine, sempre.


Torno allo studio, che mi da tanta gioia e soddisfazione; mi tiene unita, mi rende sana, meno malata. 
Si, è così, io ce la posso fare; devo avere maggiore fiducia in me; io sto guarendo.  

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